E' un articolo di un anno e mezzo fa ma è MOLTO MOLTO istruttivo, anche per capire come si fa disinformazione militante in Italia.
Gaia, il pianeta delle omissioni
Scritto da Vittorio Moccia - Sabato 14 Aprile 2007 01:30
Nella trasmissione GAIA andata in onda su Rai 3, sabato 31 marzo 2007, è stato affrontato il problema rifiuti, confrontando, secondo un criterio apparente di divulgazione scientifica, soluzioni e scelte regionali per la sua soluzione ma finendo per esaltare le classiche soluzioni vicine alla filosofia dell'incenerimento.
E' stata presentata la raccolta differenziata solo da cassonetto, con separazione dei materiali successiva alla raccolta, soluzione questa che rende meno efficace e meno controllabile la differenziazione stessa dei materiali ed il loro effettivo riciclo.
Non è stata invece detta una sola parola... sulla raccolta "porta a porta" che permette una divisione spinta dei materiali con alte rese e che è attuata già in migliaia di comuni italiani con percentuali superiori al 60% di materiale avviato al riciclaggio. All'interno di questa realtà chi applica anche la tariffa puntuale (ovvero si paga in base alla quota conferita come indifferenziato) ha ottenuto come risultato rese tra il 70% e l'85% di raccolta differenziata, unitamente ad una diminuzione della produzione dei rifiuti del 26%.
L'ingegner Galli, intervistato vicino alla discarica, lavora per la Hera, la "multiutility" che sta realizzando inceneritori per rifiuti tal quali, con tecnologie obsolete e con recupero dei metalli dalle ceneri nella provincia di Forlì, Bologna, Modena e Rimini. Hera, pur essendo una S.p.A., ha il monopolio dei pubblici servizi, ed afferma [1] che "....un gruppo industriale con le caratteristiche di Hera deve considerare esigenze e aspettative di una molteplicità di portatori di interesse (stakeholder), che si trovano spesso in conflitto. La Responsabilità Sociale d'Impresa intende considerare, all'interno delle decisioni aziendali, tutte le aspettative legittime delle varie categorie di stakeholder bilanciandole e integrandole nelle strategie aziendali...". Ci si chiede se le legittime aspettative di salute dei cittadini, rientrino fra quelle che la società tiene in considerazione, visto che l'impiantistica per l'incenerimento, portata avanti da Hera, vuole coprire il 50-60% della produzione dei rifiuti e non certo il 20-30% di rifiuto residuale, risultante dalla raccolta porta a porta.
Non è stata fatta menzione delle migliaia di medici che in tutta Italia (409 solo a Forlì, ma anche a Modena, Ravenna, Piana Fiorentina, Treviso, Napoli, etc) si sono chiaramente espressi contro questa pratica inutile e nociva, spesso con documenti votati all'unanimità dagli Ordini Professionali. Perché non si è parimenti ricordata la posizione di forte preoccupazione dell'Associazione Medici per l'Ambiente, espressa con documento ufficiale del gennaio 2006?
Perché non è stata data ad alcun medico la possibilità di esprimere i motivi dei propri timori e la letteratura su cui questi si fondano? Si ribadisce il concetto che dagli impianti di incenerimento vi è una indiscutibile emissione di sostanze inquinanti, tossiche e cancerogene, quali metalli pesanti e diossine, e che da numerosi studi epidemiologici risulta l'aumento statisticamente significativo di neoplasie quali sarcomi, linfomi Non Hodgkin, tumori ormono correlati, neoplasie polmonari ed infantili nelle popolazioni residenti in prossimità di tali impianti.
Non è stata fatto neppure il minimo cenno in merito alla questione dei contributi che continuano ad essere elargiti a chi incenerisce rifiuti ed assimilati, rinunciando ancora una volta ad informare i cittadini della vera e propria mistificazione che si cela sotto i termini "rinnovabili" ed "assimilate".
Si rammenta che solo l'Italia ha equiparato l'energia che proviene dalla combustione di rifiuti all'energia da fonti rinnovabili e che, per questo, è sotto procedura d'infrazione da parte dell'Unione Europea. Quanto sopra detto consente che, come il dott. Federico Valerio a Napoli il 26 marzo ha ricordato, mentre in Europa l'incenerimento è tassato, in Italia è, viceversa, premiato con circa 70-80 Euro per ogni tonnellata combusta. Com'è noto la finanziaria a dicembre 2006 doveva eliminare tali contributi ma, arrivati ormai a Pasqua, sembra che nulla sia cambiato. E' bene ricordare che, nel 2005, la quota che, come CIP6 ed affini, è finita nel business dell'incenerimento è stata di poco meno di 4 miliardi di euro, sottratti letteralmente alle tasche dei cittadini italiani.. Questa anomalia è dunque alla base del proliferare degli impianti di incenerimento in tutto il nostro paese.
Il dirigente dell'inceneritore di Brescia è stato fatto parlare in una cornice di assoluta "reverenzialità", senza stacchi e senza musiche di disturbo. Federico Valerio è stato intervistato, sembrava quasi per caso, in una piazza, con una musica di sottofondo che impediva anche solo di capire bene quello che diceva: perché non intervistarlo nel suo laboratorio, in un contesto di maggior professionalità?
Grande enfasi e risalto sono stati dati alla produzione di energia elettrica e calore dall'inceneritore, senza adeguata menzione alla energia necessaria a produrre ex novo i materiali che si vanno a bruciare. Si noti che l'inceneritore di Brescia è stato portato come modello, ma, dalla stessa trasmissione, risulta un inceneritore per rifiuti tal quali.
Nonostante vi sia stato un approfondimento notevole sulla pericolosità del particolato 2.5 e di quello ancora più fine, causato dal traffico dei veicoli a motore, non è stato detto nulla sul fatto che gli inceneritori, qualora siano predisposti per temperature di esercizio più alte per ridurre l'effetto diossina, sono enormi produttori di particolato fine ed ultrafine, per i quali non esistono a tutt'oggi limiti di legge, adeguati sistemi di filtraggio e controlli.
Inoltre, in trasmissione, si è parlato dello smaltimento della parte residua dopo l'incenerimento, lasciando affermare al dirigente dell'inceneritore di Brescia che questo residuo è "stabilizzato" e quindi può andare in discarica senza creare problemi. Non si è invece detto che le ceneri residue sono il 30% della materia bruciata e che vengono originate grandissime quantità di polveri (trattenute dai filtri) altamente tossiche, che necessitano di essere conferite in discariche speciali, completamente impermeabili, e con altissimi costi di gestione. A Brescia, dopo l'esaurimento della discarica per le ceneri prodotte, se ne prevede il raddoppio per alcuni milioni di tonnellate per "servire" l'inceneritore.
L'immagine che è stata data dei comitati è quella di chi non vuole gli impianti vicino a casa (NIMBY) e che, con superficialità e leggerezza, vorrebbe scaricare su altri le conseguenze dei propri irresponsabili comportamenti. Chi frequentasse con serenità d'animo i comitati che si battono per la risoluzione del problema rifiuti e per la difesa dei "beni comuni", difficilmente troverebbe posizioni "particolaristiche" od egoistiche, ma piuttosto cittadini consapevoli, profondamente preoccupati dell'estrema crisi in cui versa il pianeta, cittadini che hanno ben compreso i pressanti appelli provenienti dai più prestigiosi organismi internazionali, volti affinché ciascun abitante della terra si adoperi per la salvaguardia delle risorse e degli ecosistemi, a tutela delle future generazioni. Forse non altrettanto consapevoli e partecipi della tutela dell'ambiente appaiono, nei fatti e nelle scelte che concretamente compiono, politici ed amministratori.
Altra grave lacuna è apparsa quella di evitare di approfondire adeguatamente il dramma dei rifiuti industriali e tossici (che sembrava previsto all'interno della trasmissione), limitandosi ad una breve intervista a Iacuelli e per il resto si preferendo mandare in onda un servizio di 15 minuti sugli uccelli rapaci.
Si ricorda che in particolare in Campania, specie nel cosiddetti "triangolo della morte" e "Terra dei Fuochi", le discariche illegali ed i traffici di rifiuti tossici e nocivi, gran business illegale delle ecomafie, hanno devastato territori fiorenti e famosi per i loro prodotti agricoli [3]. Centinaia di migliaia di persone sono state esposte per anni e lo sono tutt'ora a sostanze inquinanti e tossiche penetrate ormai nelle falde acquifere e nei terreni, ovvero entrare di diritto nella catena alimentare, con conseguenze nefaste per la salute dei cittadini campani.
Le politiche fino ad oggi perseguite hanno comportato solo un enorme sperpero di danaro pubblico ed hanno mostrato il loro totale fallimento, come le vicende giudiziarie di queste ore sembrano dimostrare. Pensare di risolvere il problema costruendo megainceneritori vuol dire favorire ancora una volta enormi illeciti interessi e non tenere in alcun conto la salute, mentre sarebbe tempo di dare ascolto alle popolazioni e muoversi nell'ottica di riduzione, recupero, riuso e riciclo, iniziando finalmente il percorso virtuoso dei materiali post-consumo.
La Rai è un servizio pubblico ed è per questo motivo che programmi a carattere divulgativo ed informativo dovrebbero mantenere il corretto livello di approfondimento e di imparzialità, soprattutto quando si affrontano temi tanto delicati.
Comitato Allarme Rifiuti Tossici in Campania
WWF Campania
PeaceLink Campania
Comitato contro l'emergenza rifiuti provincia di Caserta
Patrizia Gentilini, ISDE Italia Forlì
Ernesto Burgio, ISDE Italia Palermo
Giovanni Vantaggi, ISDE Italia Gubbio
Luigi Gasparini, ISDE Italia Ferrara
Manrico Guerra, ISDE Italia Parma
Gian Luca Garetti, socio ISDE Italia Firenze
Celestino Panizza, Associazione Cittadini per il Riciclaggio Bresci
mercoledì 12 novembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento