venerdì 24 ottobre 2008

Ancora sull'inceneritore di Malagrotta

http://www.rivistaonline.com/Rivista/ArticoliPrimoPiano.aspx?id=5260

Un articolo molto interessante dal sito Rivista on line.

Il gassificatore di Malagrotta: una bomba inquinante dagli effetti irreversibili
Ambiente ed ecomafia
di Barbara D'Amico - 03/10/2008

E' attivo dallo scorso 4 agosto il nuovo gassificatore di Malagrotta, ma inizierà a funzionare a pieno regime solo il 29 ottobre prossimo, tra le proteste della popolazione dell'XVI Municipio romano e lo sgomento di ricercatori, medici ed ingegneri ambientali. Il giorno dell'attivazione il capo del dipartimento Ambiente del Comune di Roma, Paolo Togni, mostrò ai comitati cittadini e all'amministrazione comunale una scatola contenente le prime scorie prodotte dal gassificatore. I cittadini, che così erano stati informati dell'attivazione dell'impianto, definirono la modalità "insolita e scarsamente democratica". Ma la storia dell'inceneritore ha ben poco di democratico sin dalla sua genesi. Come denunciato da Roberto Torre, presidente del Comitato Ambientale Territoriale di Roma, in un video-denuncia contro l'allargamento della discarica di Malagrotta, l'Ordinanza della Regione Lazio del 25 luglio 2008 ha prorogato la chiusura della discarica - prevista per legge a dicembre di quest'anno - sino a maggio del 2009, consentendo di "accogliere" circa 1 milione e 350 mila tonnellate di rifiuti in più. Eppure la chiusura era stata prevista proprio perché Malagrotta - la discarica più grande d'Europa con i suoi 240 ettari e tra le 4 mila 550 e le 5 mila tonnellate al giorno di rifiuti scaricati nonché 330 tonnellate di fanghi e scarti all'anno - non può sostenere ulteriori carichi di rifiuti: è stracolma. L'unica soluzione, secondo l'amministrazione e il proprietario della società Co.La.Ri. che gestisce Malagrotta, l'imprenditore romano Manlio Cerroni, è bruciarli attraverso la gassificazione.

Ma cos'è la gassificazione? E' un processo di combustione aerobica (in presenza di aria) durante il quale le molecole complesse vengono divise in unità più semplici con l'impiego del calore. È una tecnologia ideata per trattare solo un particolare tipo di rifiuto come il CDR, il combustibile da rifiuto, non i rifiuti indifferenziati della raccolta urbana, che contengono di tutto. Malagrotta, è bene ricordarlo, ospita rifiuti di ogni genere, anche speciali, che forse finirebbero tra le 4.500 tonnellate al giorno di rifiuti provenienti dalla capitale e destinati all'incenerimento. Tuttavia, anche nel caso di semplice stoccaggio, l'Ordinanza numero 14 della Regione Lazio prevede che queste balle speciali vadano a formare una frazione organica stabilizzata (FOS),: quando piove gli inquinanti di questa frazione entrano nella falda contaminando irreparabilmente il suolo. Il gassificatore, inoltre, è stato attivato in violazione di tutti i parametri di legge, nazionali ed europei, sul monitoraggio dei livelli di scorie e diossine prodotte dagli inceneritori. Il sito di Malagrotta, infatti, non è una semplice discarica, ma ospita anche una raffineria, un termodistruttore di rifiuti ospedalieri e numerose cave in attività. E', inoltre il sito di stoccaggio dei rifiuti speciali provenienti dagli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. Non a caso è classificato "a rischio di incidente rilevante, soggetto ai vincoli del DL 334/99 - SEVESO II". Ovvero: il rischio di incidente chimico è molto elevato e per questo un'area con simili caratteristiche dovrebbe essere situata ad almeno 50 km da un centro abitato. Malagrotta si trova nel cuore di Roma e un ulteriore impianto di incenerimento è considerato una vera e propria follia. Secondo Paul Connett, professore di chimica presso la St. Lawrence University di New York, un'autorità in materia di effetti delle polveri sottili e della diossina prodotte dagli inceneritori, "Malagrotta è un inno alla stupidità e alla pigrizia umane, nonché al malgoverno". Connett ha più volte messo in guardia dagli effetti collaterali della combustione incontrollata dei rifiuti. Alle stesse autorevoli conclusioni era pervenuto il ricercatore Stefano Montanari, da anni impegnato nella lotta contro i termovalorizzatori. Qualche dato può aiutare a comprendere la grave situazione in cui versa l'area romana.

Le diossine e le polveri sottili (i pm10) sono altamente cancerogeni. Come documentato da Legambiente, in Giappone la normativa ha stabilito che per ogni chilo di rifiuto bruciato, il rilascio totale di diossine nell'ambiente non deve superare la quantità di 5.000 picogrammi (un picogrammo è un milionesimo di grammo). La normativa europea è allineata a questi standard. Dallo studio di altri inceneritori presenti in Italia è stato calcolato che, in media, per ogni chilo di rifiuto bruciato la quantità di diossine supera i diecimila picogrammi. A Roma, in base ai dati ARPA, l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio, il livello massimo consentito di diossine (50 μg/m3) è stato superato per più di 35 volte tra il 2001 e il 2005, con una concentrazione media di diossine per metro cubo di 40 picogrammi. E' la stessa quantità che si ritrova già nei fumi rilasciati dagli inceneritori. In Italia non esistono, infatti, sistemi legali di filtraggio dei cosiddetti "fumi", cioè la parte gassosa che contiene le scorie nocive. Ma la legislazione italiana non misura in picogrammi: in sostanza non tiene conto di quelle polveri talmente sottili da sfuggire alle unità di misura standard. Il gassificatore di Malagrotta non rispetterebbe, allora, i limiti massimi imposti a livello europeo. L'autorizzazione alla costruzione fu concessa a fronte di una valutazione di impatto ambientale (VIA) condotta nel 2005 ma del tutto anomala da un punto di vista tecnico: l'Ufficio VIA della Regione Lazio, infatti, subordinò il parere ambientale positivo ad una serie di condizioni altrimenti considerate essenziali - dal controllo delle emissioni acustiche alla realizzazione di interventi di mitigazione; dalla presenza di contenitori/serbatoi mobili per stoccaggio scarti con adeguate proprietà di resistenza al controllo continuo/periodico delle emissioni dei camini (Direttiva Comunitaria 368/89); dalle piste interne tali da agevolare i flussi di traffico ai mezzi conferitori che dovrebbero transitare a velocità limitata: condizioni che non sono state rispettate. Eppure, nel documento Thermoselect/ Co.La.Ri. non si parla di sistemi di filtraggio nemmeno dell'azoto dai gas discarico e non si parla di dispositivi specifici per l'abbattimento degli ossidi di azoto - altra sostanza di scarto assieme alla diossina - nemmeno nella pronuncia di compatibilità ambientale dell'ufficio VIA.

I livelli di inquinamento prospettati dai vari studi si sommano ai dati allarmanti divulgati dall'ARPA nel recente Piano di Risanamento della Qualità dell'ARIA. "Il significato di questo stato di cose", si legge nel rapporto, "non è immediato, e richiede indagini approfondite… L'inquinamento atmosferico è causato principalmente dalle emissioni originate dalla combustione di combustibili fossili provenienti dalle fabbriche e dagli impianti per la produzione di energia elettrica, dal trasporto delle merci e dal traffico veicolare, a cui si aggiungono altre fonti diffuse di emissione di inquinanti quali attività agricole e stoccaggio di carburanti e di prodotti petroliferi". Le opzioni prospettate per ridurre al minimo le immissioni inquinanti prevedono l'investimento nel riciclo e nella raccolta differenziata poiché "la mancata attuazione del piano e degli interventi in esso previsti costituirebbe un elemento negativo, in quanto non consentirebbe di raggiungere livelli minimi di qualità". Una vera e propria bomba ad orologeria alle porte di Roma, un gassificatore che frutterà a Cerroni circa 30 milioni di euro all'anno e un rischio incalcolabile per la salute dei cittadini.

Per saperne di più:
il Rapporto dell'ARPA
CAT Roma

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