giovedì 16 aprile 2009

Destra e sinistra unite per (favorire) i tumori

Sembra proprio che la costruzione del maledetto inceneritore di Albano Laziale stia per saltare (ma come direbbe Trapattoni, "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco").
Dopo la fondamentale inchiesta di Report che ha fatto saltare il buon vecchio assessore "alla vaccinara" Mario Di Carlo, ora Espresso e Unità, in prima fila, tirano bordate sull'inceneritore che dovrebbe ammorbare i Castelli Romani.

Ma la "cosiddetta" destra e la "cosiddetta" sinistra sono sempre attive per spargere nanopolveri e diossina sui cittadini e favorire così la diffusione dei tumori.

Leggiamo dall'interessante articolo di Emiliano Fittipaldi sull'Espresso.
Una vera doccia scozzese (gelata e bollente, alternata).
Prima scopriamo che Alemanno e tal Panzironi (presidente Ama Roma) sono contrari all'accordo con Cerroni per l'inceneritore di Albano. Evviva!
Poi però scopriamo che lo stesso Alemanno vorrebbe fare un inceneritore (per decenza l'articolo lo chiama "sversatoio con termovalorizzatore") ad Allumiere, sui terreni del ministro della guerra, Ignazio La Russa. Ma spunta anche un'altra idea brillante: bruciare la monnezza nella centrale Enel di Civitavecchia.

Destra (cosiddetta) e sinistra (cosiddetta) sono quindi sempre di più unite intimamente quando si tratta di sviluppare il business dei rifiuti sulle spalle della nostra salute e - ma ovviamente non lo dicono - della spesa sanitaria, che crescerà a dismisura per curare tumori, malformazioni genetiche, allergie e centinaia di altre malattie provocate dagli inceneritori e da una gestione criminale dei rifiuti.

Che ne pensate? Dite la vostra!

Ma il niet al gassificatore di Albano ha anche risvolti politici. I due grandi sconfitti sembrano proprio Marrazzo, che senza una soluzione rapida della vicenda rischia di assistere a un ri-commissariamento della regione, e Manlio Cerroni, l'imprenditore della società Pontina Ambiente e re di Malagrotta che, insieme ad Ama ed Acea, punta a costruire lì, sopra i suoi terreni, il quarto inceneritore del Lazio. Un investimento da 250 milioni di euro, senza dimenticare i 40 megawat di energia prodotta al giorno. Al sindaco Gianni Alemanno e al presidente della municipalizzata Ama, Franco Panzironi, l'accordo con Cerroni non è mai piaciuto. Dubbi anche sull'obiettivo del piano rifiuti, considerato irrealistico, di arrivare entro il 2011 al 50 per cento di raccolta differenziata. L'idea è quella di chiudere Malagrotta e, al posto di Albano, aprire uno sversatoio con termovalorizzatore annesso ad Allumiere, sopra i terreni del demanio militare gestiti dall'amico e ministro Ignazio La Russa. Nel centrodestra gira anche un'altra ipotesi, si dice caldeggiata da Paolo Togni, ex braccio destro di Altero Matteoli e oggi direttore del dipartimento politiche ambientali della capitale: bruciare il Cdr nella centrale Enel di Torrevaldaliga, a Civitavecchia. Secondo alcuni, l'operazione è tecnicamente impossibile. Perucci spiega, poi, che proprio a Civitavecchia c'è un eccesso "misurabile" di mortalità e di ricoveri legati a malattie respiratorie. "L'impatto ambientale in città proviene da più fonti: il porto più grande del Tirreno, con navi che hanno emissioni fino a 10 volte più alte del peggior inceneritore d'Italia, due centrali elettriche, quella dell'Enel e un cementificio".

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