Quante volte vi sarà capitato di chiedervi: e questo adesso dove lo butto? Questa pellicola di plastica può andare nella raccolta differenziata? Questa busta è fatta solo di carta o contiene anche della plastica?
Partiamo da un presupposto: l'industria e il commercio producono troppi imballaggi. Sono imballaggi molto spesso inutili, superflui e quindi dannosi, perché poi trovi dei geniacci, come la giunta Marrazzo nel Lazio, che vogliono bruciarli e quindi trasformarli in veleni, diossine, nanoparticelle e ceneri tossiche che vanno trattate come rifiuti speciali.
Primo: ridurre in tutti i modi i rifiuti alla fonte.
Siamo vicini a Natale: ma avete visto le tonnellate di buste colorate, carte, involucri, fiocchetti ecc. ecc. che troviamo nei negozi? Per carità, nessuno chiede un Grigio Natale ma neanche un Monnezza Natale (concetto valido anche per tutte le altre feste, peraltro) che vada a scapito dell'ambiente.
Pensateci, ora che il momento degli acquisti si avvicina.
Un'iniziativa lodevole è questa di Coop Italia: un'etichetta esplicativa sugli imballaggi dei prodotti a marchio Coop per spiegare come differenziare gli imballaggi stessi.
La cosa scandalosa è che scopriamo, leggendo questo testo esplicativo, che la marcatura degli imballaggi di questo tipo è del tutto volontaria.
Un plauso alla Coop, quindi, ma ci chiediamo:
possibile che non ci sia un cavolo di governo (di destra o di sinistra) che di fronte a situazioni come quella della Campania, non abbia sentito il dovere di fare una legge nazionale che renda subito obbligatoria questo tipo di marcatura?
Possibile che non ci sia un cavolo di governo che non abbia pensato a mettere intorno a un tavolo le più grandi catene della distribuzione (supermercati e ipermercati) e a suggerire in modo forte l'adozione di queste pratiche?
Possibile che tutto ricada sempre sulle spalle dei cittadini e sui loro polmoni, visto che poi il Partito Trasversale degli Inceneritori scorrazza dal nord al sud con l'obiettivo di fare tanti soldi e di avvelenarci?
A Coop Italia, a cui abbiamo fornito questa pubblicità gratuita, chiediamo un altro passo avanti: ci sono altre cose da fare, come una maggiore diffusione di borse per la spesa riutilizzabili a prezzo politico (marchiate Coop e quindi comunque veicolo pubblicitario) per ridurre al massimo l'uso delle buste di plastica o la riduzione dei vassoi di "polistirolo" per la carne e altri prodotti alimentari.
Aspettiamo altre buone novità e siamo pronti, nei nostri limiti, a darne notizia.
[fonte Coop]
1. A cosa serve l’etichettatura per lo smaltimento?
Smaltire correttamente i materiali degli imballaggi contribuisce ad aumentare la quota della raccolta differenziata, così come a diminuire i rifiuti. Recuperare e riciclare materiali significa ridurre il fabbisogno di risorse ed in ultima analisi è un intervento positivo per quanto riguarda l’impatto ambientale.
2. Come è possibile marcare in modo univoco gli imballi quando sul territorio le raccolte differenziate sono così eterogenee?
L’individuazione del corretto canale di smaltimento non è in contrasto con l’esistenza di modalità diverse di raccolta. L’importante è collocare il materiale giusto nel giusto contenitore di riferimento.
3. Come funziona la marcatura adottata da Coop?
Coop introduce sulle confezioni un’etichetta composta da tre elementi: a.la sigla tecnica identificativa del materiale di imballaggio. Il sistema di identificazione è stato predisposto dall’Unione Europea attraverso la Decisione 97/129/CE; b.la “traduzione” in linguaggio corrente della sigla tecnica, per rendere immediata l’identificazione del materiale altrimenti di difficile comprensione; c.l’indicazione del corretto canale di smaltimento.
4. Cosa succede nel caso di imballi formati da più componenti?
Vengono individuati, identificati e associati al corretto canale di smaltimento i singoli elementi che compongono la confezione. Sul pack dei cracker al rosmarino Coop, ad esempio, vengono indicati sigla tecnica, tipologia di materiale, canale di smaltimento per:
1. la pellicola plastica che avvolge la confezione;
2. la fascetta di carta che contiene i 16 pacchetti;
3. la bustina di plastica della porzione singola.
5. La marcatura degli imballaggi è obbligatoria?
Esistono riferimenti legislativi di livello Comunitario che regolano la materia della marcatura degli imballaggi:
* la Direttiva 94/62/CE stabilisce che la marcatura deve essere chiaramente visibile e di facile lettura;
* la Decisione 97/129/CE istituisce il sistema di identificazione (per abbreviazioni e numerazione) dei materiali da imballaggio.
La normativa dichiara esplicitamente che l’adozione della marcatura è volontaria. Se, e quando, la marcatura diventerà obbligatoria, il sistema delineato attraverso queste leggi rappresenterà l’unico quadro di riferimento valido e comune in tema di identificazione dei materiali da imballaggio.
6. Non dovrebbero essere l’industria e la distribuzione ad interessarsi per risolvere i problemi connessi alle scelte di imballaggio?
Industria e distribuzione sono chiamate a rinnovare il proprio impegno nel contrastare l’aumento della quantità di imballaggi immessi sul mercato. Ma una volta che il prodotto è commercializzato ed è nelle mani del consumatore, solo lui diventa il vero protagonista della corretta attuazione della raccolta differenziata.
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